La leggenda di come i confini dei pascoli di Auronzo furono conquistati con la scaltrezza, punzecchiando un gallo per tre volte.
Oggi vi vogliamo raccontare una storia che arriva da lontano e ha il sapore di una leggenda. L’abbiamo scoperta incuriositi dal significato che ha il gallo che si trova nello stemma del comune di Auronzo e che occupa una parte importante del gonfalone.
Il Gallo impresso nello stemma ricorda una storia di confini conquistati con astuzia. Ve la raccontiamo sicuri di stuzzicare la vostra curiosità sulla cultura di questo comune del Cadore.
“Che le donne partano al canto del gallo”
Nel 1700 non esistevano registri dei terreni, notai o catasti. Un agricoltore che coltivava un fondo o un pascolo, ne possedeva la proprietà dopo averlo gestito per un ragionevole tempo. Questo causava spesso conflitti e diatribe per i confini dei fondi. Verso il 1738, alla ricerca di nuovi pascoli, molti agricoltori di Auronzo si spostarono verso Dobbiacco. L’invasione dei pascoli di Misurina e Maraia non venne vista molto bene dalla comunità montana confinante e per mettere fine ai numerosi litigi si decise di definire una volta per tutte il confine tra i territori di Auronzo e quelli di Dobbiacco.
Come fare per decidere dove porre la pietra di confine? Si scelsero due donne che rappresentassero i rispettivi comuni e si fecero partire dal proprio paese a piedi al canto del gallo (che all’epoca era il metodo per indicare l’alba). Il luogo d’incontro tra le due donne sarebbe stato il confine tra le due comunità.
I pascoli conquistati con tre astute “spunzecchiate”
Ognuna delle due donne era controllata da due guardie della rispettiva controparte, in modo che non potesse furbescamente mettersi in cammino in anticipo. Le stesse guardie avevano anche il compito di accompagnare la donna durante il tragitto. La partenza doveva avvenire solo al “canto del gallo”.
Ma le guardie di Dobbiacco non avevano fatto i conti con l’astuzia della donna Auronziana, la quale le fece bere a tal punto che esse si addormentarono profondamente. La donna di Auronzo, che invece si tenne sveglia durante la notte, lavorando a maglia, ben prima che l’alba sorgesse, face cantare il gallo spunzecchiandolo tre volte con un ferro da calza. Questo fece un tal baccano che le guardie svegliandosi per il frastuono dettero il via anticipato alla partenza, convinte che fosse già l’alba.
Fu così che, partita con lauto anticipo, l’astuta donna di Auronzo, arrivò a Misurina, la oltrepassò e incontrò la donna di Dobbiacco dopo la lunga discesa al Ponte della Marogna. Lì fu posta la pietra di confine tra le comunità di Auronzo di Cadore e Dobbiacco.
Dove vedere il gallo con i tre buchi
Oltre che sullo stemma di Auronzo, il gallo con i tre buchi infertigli dalla donna della leggenda, si può vedere anche sulla sommità del tetto della chiesetta della Madonna della Grazie. La chiesa si trova in centro, vicino lo stadio del ghiaccio, a ridosso della strada principale. Il tempietto fu eretto nel 1743, proprio a ringraziamento per la fine delle ostilità sulle proprietà dei pascoli di Misurina e Maraia e venne progettato dall’architetto Matteo Pamperch.
L’edificio ha una pianta centrale quadrata, con l’aggiunta dell’altare principale e della sagrestia. Non è una chiesa di grandi dimensioni, ma la forma interna di ottagono la rende accogliente. All’interno si possono vedere tre interessanti dipinti, alcuni datati al XVIII secolo: un quadro con Sant’Anna, una Santa Filomena e una Madonna con Bambino, dipinta insieme a San Giovanni Battista, Sant’Antonio da Padova e San Francesco d’Assisi.
La chiesetta vale una visita, anche per ammirare il tetto in tegole di terracotta (un prezioso manufatto difficile da trovare) e il famoso gallo di ferro con i tre leggendari buchi che valsero ad Auronzo la conquista dei pascoli di Misurina.
Altre Chiese da vedere nei paraggi:
Vigo di Cadore: Sant’Orsola, San Martino e la Madonna della Difesa
Lozzo di Cadore: Madonna di Loreto e l’antica via romana